Riverdale, la recensione alla seconda stagione disponibile su Netflix

 

Ritorniamo nella città di Riverdale, una città maledetta, che sperava in un nuovo inizio dopo il Jubiliee, ed invece ha riscoperto solo paura e terrore. Le atmosfere si fanno decisamente più cupe e dark. La seconda stagione riprende da dove si era conclusa la prima, con lo sparo a Fred Andrews (Luke Perry), padre di Archie, al Pop’s, storico locale della zona. Archie (KJ Apa), in una corsa contro il tempo, guida il furgone del padre per portarlo all’ospedale. Ma presto si scoprirà che la rapina era tutta stata inscenata (da Pop’s non è stato rubato nemmeno un centesimo), da qualcuno di ben più imprevedibile e pericoloso. Una trama giallo-mistery che ripercorrerà tutta la stagione finché non verrà svelata l’identità del presunto ladro, che sarà etichettato come Blackhood, il boia di Riverdale. In ospedale arriva anche la signora Blossom, madre di Cheryl, con una ustione di terzo grado, che si è procurata nel tentativo di salvare la figlia dalle fiamme, come afferma Cheryl nel tentativo di ricostruire l’immagine della sua famiglia. La verità, come sappiamo tutti, è che Ceryl, una volta sventato il suicidio, ha appiccato lei stessa l’incendio.

Per quanto riguarda le altre famiglie, la famiglia Cooper è tornata alla normalità mentre forti cambiamenti attendono la famiglia Lodge dopo che Hiriam Lodge (Mark Consuelos) è tornato. Attorno ad Hiriam da subito aleggia un’ala di mistero, in primis non vengono inquadrati i suoi occhi, poi viene sostituito lo storico maggiordomo, quanto alla figlia Veronica viene impedito di entrare nel suo studio e questa la porterà a sospettare che il padre sia coinvolto con quanto accaduto a Fred Andrews. La storia tra Betty (Lili Reinhart) e Jughead (Cole Sprouse) procede seppur quest’ultimo non se la stia passando affatto bene, poiché suo padre F.P. (Skeet Ulrich) è ancora in prigione, e ciò lo costringe a cambiare scuola e ad andare a vivere con una famiglia adottiva. La prima puntata si conclude con un nuovo omicidio, quello della signorina Grundy, ex insegnante di musica di Archie e con cui lui aveva intrapreso una scabrosa liaison d’amore.

Dopotutto, nel quarto episodio della prima stagione il Jughead narratore ci aveva avvertito: «È passata una settimana dalla scoperta del corpo di Jason Blossom. Ma la sua morte non sarebbe stata la prima, né sarebbe stata l’ultima vittima che la città di Riverdale avrebbe sofferto». Tuttavia, bene sottolinearlo, il Jughead personaggio non è sempre a conoscenza degli eventi di cui parla il suo io-narratore.

Se in precedenza avevamo due linee temporali – la trama principale e i flashback degli eventi direttamente prima o dopo l’omicidio di Jason Blossom – con questa seconda stagione si raddoppiano le strane convenzioni narrative, aggiungendo momenti onirici che appaiono reali ai protagonisti. Perché Riverdale è specificamente costruito per i fans, con numeri musicali, misteriosi assassini, suggerimenti su almeno una dozzina di potenziali coppie romantiche, splendidi lead costantemente retroilluminati da insegne al neon per costruire una storia in cui sembra che tutto possa accadere. Non esistono porte chiuse a Riverdale, solo trame momentaneamente dimenticate. Anche la decisione di distanziarsi un po’ dal fumetto risponde a regole dettate dal fan services (come, ad esempio, ridurre uno dei pochi caratteri di colore a uno schizzo dannoso di se stesso – Chuck Clayton – nel fumetto un artista bello e tranquillo che disegna ritratti amorevoli della sua ragazza Nancy. Nello show, un molestatore sessuale che dice sempre la parola puttana e ferisce fisicamente Jughead).

Nel complesso questa seconda stagione si fa più cupa e tetra. Riverdale non è più la città del brio ma del caos e della confusione, dove nessuno si fida più di nessuno. Sembra un po’ il quartiere di Wisternia Lane di Desperate Housewives, tutti cominciano ad indossare una maschera: il machiavellico Signor Lodge che sembra tener celato il suo lato crudele solo alla moglie ed alla figlia, Archie che nel corso delle vicende cambierà da buono ed ingenuo ragazzo quale era in trasgressivo e subdolo pur di compiacere il signor Lodge, Veronica che, sempre a causa del padre e dell’essersi immischiata negli affari di famiglia… per poco non rischierà di perdere i suoi amici ed il suo ragazzo. Anche Betty, la brava ed innocente Betty, condividerà la stessa sorte di Veronica, rischierà di chiudere tutti i rapporti con i suoi amici a causa però dell’altro villain, il Blackhood. Infatti, seppur tutte le attenzioni di questa seconda stagione siano focalizzate su ques’ultimo sadico personaggio, nel tentativo di smascherarlo e catturarlo, il vero cattivo si rivelerà Hiriam Lodge. Pronto ad attuare i suoi terribili propositi con ogni mezzo, e sacrificando sull’altare ogni vita (sia della moglie che della figlia) pur di riuscirci.

Tirando le somme finali, tutta la stagione mantiene alte le aspettative e non manca la suspense ed il mistero che hanno caratterizzato la prima (stagione)… sfociando perfino in episodi dalle forti connotazioni horror. C’è una buona evoluzione dei personaggi, tanto che molte volte non si sa più chi si ha davanti. Forse ventidue puntate risultano troppe, per la trama orizzontale, eppure non manca mai un buon e sostenuto intrattenimento. Il fatto che tutte le possibilità sono ugualmente probabili in questo spettacolo sull’assoluta casualità dell’universo, nulla è impossibile o addirittura improbabile a Riverdale, e questo è ciò che lo rende un posto così incantevole e ricco di trascinante pathos teen-drama

RIVERDALE

USA, 2017-2018

Trailer della seconda stagione di Riverdale

Elisabetta Sepe

Cinefila per hobby, decanto i film Disney e non posso fare a meno dei gangster-movie Scorseniani. Con un dottorato in corso d'opera, amo passare il tempo libero seguendo diverse series internazionali, da cui non disdegno anche quelle italiane. DaDa Movie è la mia prima collaborazione di scrittura online.

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