Maps to the Stars di David Cronenberg

 

La storia di una famiglia ordinaria nella Hollywood del XXI secolo. Ma sarebbe riduttivo, perché le strade che portano a un delirio psicologico vanno percorse nella direzione ‘tutta’ di una percezione distorta del mondo e nell’interpretazione che possiamo fare di ciò che ci circonda, trovando nella satira grottesca le chiavi di un messaggio più grande (o ingannevole).

Finalmente David Cronenberg torna imperiosamente segnando nuovi standard, con un film destinato a influenzare l’ennesima svolta alla sua già illustre carriera. Lasciati corpi ed influenze della mente che ha sulla carne nel teatrale (mediocrissimo) A Dangerous Method, e sorvolando sul poco riuscito cinema non corporale di Cosmopolis, il regista canadese stavolta spiazza, violenta, dilata – nei piccoli gesti come in quelli eclatanti – un microcosmo hollywoodiano all’interno delle sue putrefatte fondamenta, dove la vita cede il passo alla follia, libera mai come prima di echeggiare (un traumatico grido indimenticabile) nella sua graffiante ironia.

julianne moore disperata in maps to the stars

Maps to the Stars è allora una girandola umana fatta di attori falliti o emergenti, amori incestuosi o psichiche menti deviate dal successo, che subiscono sulla propria pelle una mappatura che è anche geografica (Los Angeles) ma che attanaglia a un pensiero oramai fuori controllo, impazzito, al cui ceppo è impossibile risalire. Pittura e poesia, due arti differenti e poste in maniera speculare qui sono i codici da svelare o decriptare: quell’irrinunciabile urgenza di sottrarsi alla schiavitù di un ambiente diabolicamente circolare.

Se i vivi scompaiono mentre i defunti non fanno altro che apparire (in modalità sottocutanea, con disinvoltura formidabile), la ‘mania’ del remake di oggi – quel danzare incessantemente sulle carcasse dei morti – è letta con rarefatta innocenza, eppure capace di scuotere ‘orrori’ impossibili da non cogliere: per quanto non facciano altro che riempirci e svuotarci innescando shock continui, desideri di potere, artifici pedanti, sempre a cavallo tra illusione e realtà. Tutti protagonisti, comparse, replicanti di mode (tanto familiari quanto industriali) legate in maniera ossessiva e perversa al loro passato e alla loro ingiustificata intolleranza al nulla. Un distacco allucinato che si riassume nelle visioni devastanti e private del piacere di esporre la grettezza umana al libero arbitrio. Poiché nate da un sistema che pur toccando per mano, si rischia egualmente di esserne feriti.

Mescolando il riso con l’inquietudine ‘perversa’, il disprezzo in mero rifiuto, Maps to the Stars risucchia dentro un gravitas tragico l’assenza di un’identità collettiva, individuale, che urla nel vuoto di un infinito momento senza respiro. Il compendio migliore di questi due mondi staccati ma attratti l’uno con l’altro, satelliti epidermici di un impoverimento tutto sociale. E l’unica salvezza appare così utopica, ‘impossibile’, da non avere un orizzonte oltre che la più semplicistica (e vigliacca) fuga nell’aldilà.
Superbo!

Maps to the Stars

  • Regia: David Cronenberg.
  • Cast: Julianne Moore, Mia Wasikowska, John Cusack, Robert Pattinson, Olivia Williams
  • USA 2014

Trailer di Maps to the Stars

Francesco Bruni

Lynchiano di spirito, Malickiano di adozione, mi cimento con la 7 Arte da quando possiedo memoria. Ho collaborato con diverse testate online, esplorando il cinema in tutte le sue forme, prodigandomi nella tecnica audiovisiva come nella scrittura di critica giornalistica. DaDamovie è il mio primo blog cinematografico.
 

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