The Land beyond the Sunset, un piccolo capolavoro del cinema muto
Alle origini del cinema non è raro trovare film che raffigurano il dolore del vivere e, seppur con cautela, tra sottintesi ed ellissi, scene di crudeltà (pensiamo a Giglio Infranto, 1919). In questo delicato film, dove realismo sociale e leggenda si fondono, un povero bambino viene maltrattato dalla nonna alcolizzata; ricevuto l’invito a partecipare a una gita in campagna, con un gruppo di altri bambini, vi prende timidamente parte.
Durante la gita viene letta una favola nella quale un principino viene oppresso da una strega cattiva (che il bambino trasfigura nella violenta nonna); salvato infine da una fata buona viene traghettato verso il regno dell’eterna felicità. Quando il gruppo di amici si allontana, lui si fa da parte e rimane solo sulla collina in riva al mare … trovata una barchetta si lascia trasportare al largo mentre un triste tramonto chiude questo film della Edison.
Con una splendida fotografia (notevole l’uso della profondità di campo), The Land Beyond the Sunset di Shaw trascende il fatto di essere stato prodotto su commissione dalla New York Fresh Air Found. Con meno schematismi rispetto a Griffith, svela in chiave melodrammatica la tematica sociale, contaminando perfettamente realismo e poesia. Lo struggente piano finale, del ragazzo solitario in mezzo all’immensità del mare, con il sole al tramonto è emblematico della solitudine degli innocenti oppressi da un contesto violento (si vedano I bambini del cielo, 1997 – Stelle sulla Terra, 2007 – Mio padre e mio figlio, 2008 – La mia vita da zucchina, 2016 – Sotto il Burqa, 2017 – Cafarnao, 2018).
Fin dalla sequenza iniziale dove il bambino non riesce a vendere i suoi giornali, esso è posto di fronte a uno spazio neutro (tipico nel cinema dell’epoca) prima di essere introdotto nello squallido ambiente sociale dove si svilupperà la trama. La successiva immedesimazione del piccolo protagonista (e la nostra con lui) nel principe del racconto è uno dei momenti liminali della storia del cinema che troveranno spesso, in seguito, forma rappresentativa più esplicita (La storia infinita, 1984 – La storia incantata, 1987).
I film della Edison cercavano di imitare quelli di Griffith sia negli intenti più politici che nello stile narrativo; evidente il richiamo a una terra mitica, lontana dalla corrotta città (tema spesso banalizzato, in seguito, anche in film dal taglio completamente diverso come Hardcore, 1979). Dobbiamo però sicuramente sorprenderci di fronte a questo finale straziante e coraggioso per l’epoca (più tardi il suicidio di un bambino lo troveremo ad esempio in Fellini: Germania anno zero, 1948 e Europa ’51, 1953), il tutto immerso in una natura surreale.
- Consigliati: Germania anno zero, 1948 – Europa ’51, 1953 – I bambini del cielo, 1997 – Stelle sulla Terra, 2007 – Mio padre e mio figlio, 2008 – La mia vita da zucchina, 2016 – Sotto il Burqa, 2017 – Cafarnao, 2018.
The Land Beyond the Sunset
Regia: Harold Shaw
Cast: Mrs. William Bechtel, Martin Fuller.
1912
Grazie Prof. per farci scoprire questi film pilastro. La potenza filmica dei film agli albori del Cinema hanno sicuramente innamorato e arricchito la cinematografia che l’ha seguita.
Noi come spettatori quando approcciamo a pellicole di questo calibro, non possiamo far altro che farci trasportare nel passato con maggiore coscenza nel presente, per accogliere un futuro sempre più roseo che spicca nella cinematografia moderna, seppur a volte di nicchia.
Cercherò questo film in qualche videoteca storica e sono ben accetti consigli di dove io possa trovarlo!
Tschüs!! EdM
Carissimo Emanuele, hai assolutamente ragione. Mi mancano quei miei primi anni di studio della settima arte dove mi focalizzavo molto sul cinema pre 50 e dove il muto aveva un angolino privilegiato; negli ultimi anni sto recuperando molto cinema contemporaneo che sempre più ci regala grandi perle con scelte narrative veramente originali, ma quella potenza che dici tu, quella straordinaria e dirompente cifra linguistica e visuale che il cinema muto aveva resta inarrivabile anche per un senso nostalgico di quello che la restrizione auditiva permetteva in termini di scelte narrative e stilistiche oltre che recitative. A presto su a Berlino!